E' di oggi la notizia del Tg5 della sperimentazione in un noto ospedale torinese del "telemedico" che cura il paziente a casa attraverso lo schermo di un pc. Che qualcosa del genere potesse esistere lo sapevo già proprio studiando il libro "La giostra multimediale" per l'esame di editoria multimediale ma dopo aver visto il servizio del giornalista di Mediaset in cui il dottore parlava con la paziente malata di cancro per telefono e guardandola dallo schermo di un pc, mi sono posta due domande tra il serio ed il faceto:
1) Trovare un medico che ti presti attenzione è già difficile per telefono, sei fortunato se ti risponde al cellulare, immaginiamo quanto sarà facile avere un dottore disponibile per un videoconsulto;
2) Non che io non nutra particolare stima nella categoria, ma ad un qualsiasi medico, anche al migliore, può capitare abbastanza spesso di sbagliare una diagnosi visitando il paziente di persona, quali garanzia ci sono dopo un controllo on line?
A parte il sarcasmo ed il mio disfattismo, credo di rappresentare l'atteggiamento dell'italiano medio di fronte alle nuove tecnologie: diffidenza all'inizio e poi in alcuni casi voglia irrefrenabile di avere l'ultimo gingillo della tecnologia.
Comunque mi sono informata, in rete naturalmente, sulla "telemedicina" e dunque:" Si tratta sostanzialmente della trasmissione in tempo reale di informazioni a carattere scientifico tra medico e cittadino o tra addetti ai lavori, attraverso sistemi di comunicazione di tipo telematico/informatico"- si legge sul sito del Ministero della Salute, e fin qui c'ero arrivata, proseguiamo "Secondo la Commissione Europea, organizzatrice tra l’altro dell’EHTO (European Health Telematics Observatory – Osservatorio delle applicazioni mediche della telematica), la telemedicina è “l’integrazione, monitoraggio e gestione dei pazienti, nonché l’educazione dei pazienti e del personale, usando sistemi che consentano un pronto accesso alla consulenza di esperti ed alle informazioni del paziente, indipendentemente da dove il paziente o le informazioni risiedano”. Mi sorge un dubbio: in che senso educare i pazienti? Come può farlo un sistema elettronico? Però c'è una cosa positiva, non solo una sia chiaro:la telemedicina da al paziente la possibilità di una consulenza di esperti a prescindere da dove ci si trovi.Questo è un gran ventaggio, qualcosa di veramente democratico che eliminerebbe le differenze tra sanità si serie A ,in certe zone e sanità di serie B, in altre.
"Applicare la telematica in ambito medico significarispondere con tempestività alle esigenze diagnostiche (telediagnosi) e terapeutiche (teleassistenza) di cittadini distanti dalle strutture sanitarie o comunque impossibilitati a muoversi da casa; fornire una risposta valida ed efficace in caso di malati cronici o anziani e un supporto indispensabile nelle urgenze (telesoccorso); favorire l’aggiornamento scientifico (teledidattica) e il collegamento interattivo tra medici (videoteleconsulto) con condivisione dinamica di informazioni, cartelle cliniche digitali, tracciati diagnostici, immagini biomediche, che si “muovono” in tempo reale e con la massima definizione"- si legge ancora su www.ministerodellasalute.it ma io ancora non sono convinta nonostante riconosca il grande potenziale che la telemedicina porta con sè.
Insomma il fattore umano dov'é?
Molto spesso a parte la diagnosi e la terapia quello di cui la gente ha bisogno è di sentirsi ascoltata e "coccolata" dal proprio medico, alle volte per un anziano il dottore è l'unica persona con cui fare quattro chiacchiere e un modo per non sentirsi trascurati; così come un malato grave ha molto più bisogno di una parola di conforto e di calore umano piuttosto che paroloni specifici e consulti incomprensibili.
Sono anacronistica? Forse, ma io di un medico che non mi vede in faccia, non mi sente i polmoni e mi tocca la fronte non mi fiderei più di tanto.
E poi visti gli ultimi scandali della sanità italiana forse sarebbe meglio concentrarsi su qualcosa di più concreto piuttosto che verso la telemedicina. Gli italiani non sono pronti a questa rivoluzione o sono io che non ho capito niente?
giovedì 15 febbraio 2007
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